Enjoy your kingdom
Semplicemente capolavoro. Ho adorato questo episodio alla prima visione e rivedendolo adesso con grandi aspettative credevo che un pizzico di delusione si sarebbe fatta vedere. Assolutamente no, questo è e rimane uno dei migliori episodi della stagione.
Se i precedenti si erano concentrati su uno stile particolare, questo invece riunisce in sé i vari generi affrontati finora, l'azione, l'intensità psicologica, la raffinatezza, persino la fiaba romantica. I temi principali della serie qui trovano il loro apice, i giochi di potere, la famiglia, la lealtà e il tradimento, il dolore sia fisico che psicologico, e persino l'amore con la storia di Elijah che tramite Celeste si riflette su Hayley.
Come al solito la sequenza d'apertura è da Oscar. Panoramica della città sul Mississipi, una canzone blues in sottofondo (Junior Kimbrough – “Lonesome Road”), una ragazza bionda con occhi tristissimi che perde il suo sguardo nella nebbia, e la sua voce fuori campo che ci racconta la sua storia:
I should have never come back here. This is the town where I fell in love, and where love failed usPoi l'inquadratura si stringe, siamo in una chiesa, e la ragazza bionda, una vampira millenaria, fa quello che non ci aspetteremmo mai di veder fare a un vampiro: si confessa. L'interlocutore non è un prete qualunque, ma il nostro inossidabile Padre Kieran.
Bless me father for I have sinned. I am a liar, a betrayer. I have conspired against my own blood. And I doubt even your God could save me.
Riprende la musica blues, stacco sul nero, titoli di testa. Questa si chiama perfezione, nel modo più assoluto. Questa scena, già alla prima visione mi aveva emozionato tantissimo, anche se ancora non potevo comprenderne il significato. Le parole scelte sono poetiche, vaghe e precise al tempo stesso, e trasmettono tutto il senso di colpa di Rebekah. Dal precedente episodio avevamo già potuto intuire che un tradimento nei confronti del fratello era alle porte, e con questa apertura sappiamo che questo tradimento ha avuto delle conseguenze. Il mio primo pensiero era che effettivamente qualunque cosa stessero architettando lei e Marcel avesse funzionato, ragione del senso di colpa, e invece entro fine puntata scopriamo che non è così, Rebekah è stata sconfitta da Klaus su tutti i fronti, sia materialmente che moralmente, eppure non esita a sentirsi tremendamente in colpa verso di lui, quasi come se volesse correre da lui a implorare il suo perdono.
La scena della confessione, per quanto breve, resta comunque uno dei momenti top di tutta la stagione, e lo stesso Michael Narducci l'ha eletta sua scena preferita lo scorso San Diego Comic Con.
Per tutta la puntata Klaus viene dipinto come il malefico della situazione, molto più di quanto non accada di solito. In genere, anche se Klaus è uno psicopatico deviato, riesce lo stesso a mantenere un piccola dose di quel qualcosa, che sia charme, che sia humour, che sia il suo lato di cucciolo solo e abbandonato, insomma un qualcosa che lo rende comunque empatico nei confronti dello spettatore. In questo episodio invece, è come se facessero di tutto per sottolineare la sua malvagità: Elijah soffre nel Bayou a causa sua, Josh riceve pittoresche minacce di eterna sofferenza, il cervello di Cami viene ridotto in poltiglia in modo ancora più drammatico, Rebekah rischia l'ennesima pugnalata e mezzo esercito di Marcel viene fatto a pezzi letteralmente. Tutto questo perché? Perché l'episodio ci viene presentato dal punto di vista di Rebekah, ma non nel senso che è lei al centro dell'attenzione, ma nel senso che la storia ci viene raccontata dalla prospettiva di chi è vittima degli abusi di Klaus: per una volta Klaus non compensa la sua malvagità con il suo essere "l'affascinante protagonista della storia", per una volta Klaus non è il soggetto, ma l'oggetto, un oggetto visto dalla sua eventuale vittima, che sia Rebekah o qualcun altro.
Il fatto che qui io abbia adorato Klaus ancora più del solito credo sia un problema mio (o nostro, perché non credo di essere l'unica

) ma l'obiettivo era proprio quello di renderlo il più possibile il mostro della storia. Qui Klaus è l'uomo nero, qui lui è il padre padrone che fa violenza sia fisica che psicologica verso i membri della sua famiglia, e la scena della colazione sottolinea questo aspetto ancora di più: quando dice alla sorella, in tono quasi indignato, che non arriverebbe mai a morderla, e poi con un ghigno soddisfatto le specifica che la punizione che preferisce per lei è il pugnale, è stato un momento molto inquietante, e nonostante la frase di lei "There's something fundamentally wrong with you" mi abbia strappato un sorriso, non smorza comunque l'atmosfera di terrore che si è creata, lui le sta praticamente confessando che prova piacere nel farle del male.
Nonostante tutto, a vicenda conclusa, Rebekah è dilaniata dai sensi di colpa, nonostante le sue azioni non abbiano portato ad alcuna tragica conseguenza a Klaus. Lui sta meglio di prima, non è stato chiuso nel Giardino, non gli è stato fatto alcun male, anzi ha ottenuto ciò che voleva. E allora perché tutto questo senso di colpa? È come se lei fosse vittima a tal punto che ritiene lecito il male che lui fa a lei, ma illecito quello che lei anche solo pensa di fare a lui. È un po' ciò che dicevo per la 1x02, è una specie di sindrome di Stoccolma, lei non può fare a meno di essere attratta, e di amare, colui che le fa del male.
In un certo senso credo di avercela anch'io questa sindrome nei confronti di Klaus

perché per tutto il tempo in cui Rebekah ha complottato con Marcel non ho potuto fare a meno di odiarla, di ritenerla una carogna per quel meschino tradimento nei confronti del povero klausuccio. Eppure Rebekah aveva mille ragioni dalla sua parte, come le dice Marcel, non è niente di più di quello che Klaus abbia fatto a loro tantissime volte, anzi è molto meno. La mia ragione va quindi totalmente dalla parte di Rebekah, ma con il cuore resto sempre e inequivocabilmente dalla parte di Klaus.
Tutta questa situazione, quella del Klaus-mostro, viene completamente ribaltata nella sequenza finale, quanto non è più dal punto di vista della vittima che vediamo la storia, ma dal punto di vista di Klaus stesso: non ho scuse per i peccati del passato, vi ho fatto del male in ogni modo, ma proprio adesso che cercavo di rimediare, proprio adesso che mi stavo comportando bene, che stavo seguendo le vostre regole e i vostri desideri, proprio adesso che sto mostrando umanità rinunciando ad un possibile esercito di ibridi per amore di mia figlia, proprio adesso dovevate mettervi contro di me? Klaus sa di essere così psicotico non perché lo vuole, ma perché, pur contro la sua volontà, lui è così e non riesce a combattere la sua natura...è per questo che parlando di sé spesso fa riferimento ai cosiddetti "demoni", come se la sua personalità fosse qualcosa di esterno a lui, come se fosse posseduto, e come se il tradimento dei suoi fratelli avesse danneggiato non lui, ma i suoi demoni, e ora per colpa loro, dei suoi fratelli e quindi dei suoi demoni, ora lui sarà tormentato ancora più di prima. Rebekah ed Elijah se ne rendono conto, e mentre Klaus lascia la casa, loro guardano a terra, umiliati, e non hanno neanche il coraggio di guardarsi in faccia l'un l'altro dalla vergogna. Rebekah poco dopo correrà da un prete alla disperata ricerca di un'assoluzione, insomma alla fine della puntata l'equilibrio viene ristabilito, le vittime tornano ad essere vittime, e il carnefice torna ad essere la vittima per cui tutti provano pietà, ma senza smettere di essere il carnefice.
Tutta quella scena, aldilà dei contenuti, è stata recitata divinamente da Jomo, e dopo una performance del genere trovo a dir poco scandaloso che questo attore non venga considerato nelle premiazioni di un certo livello, ma come al solito questa è CW e quindi al massimo vengono notati dai teen choice

per fortuna che almeno quest'anno Joseph si è portato a casa un PCA, nonostante le critiche di chi non ha mai visto la serie e pensa che sia la solita cretinata per bimbiminkia.
Chiusa parentesi, tornando all'episodio, nonostante tutte queste riflessioni non manca la componente action, che anzi è straordinaria: la lotta di Klaus contro l'esercito di Marcel è stata una vera bomba sotto tutti i punti di vista, stavo più o meno così

e la soddisfazione di vedere tutti quei vampirelli martoriati e Marcel in ginocchio con la moneta in mano è stata davvero senza prezzo. L'espressione di Klaus sembra quella di un bambino che ha appena rubato le caramelle, è diabolicamente soddisfatto ma al tempo stesso il suo viso è pervaso da una puerile innocenza, che entra in contrasto con le colate di sangue che gli scendono dalla bocca.
La scelta della canzone ha poi contribuito molto, non potevano fare scelta migliore. Anche la moneta è stato un tocco di classe, riprendendo la scena della trasformazione di Josh di
House of the rising son. Tuttavia, per quanto abbia goduto della sconfitta di Marcel, per un momento ho comunque provato pena per lui, quando prende la moneta e guarda verso Klaus con le lacrime agli occhi: in quel momento lui ha perso tutto, tutto.
La scena del combattimento resta comunque molto ad effetto anche da un punto di vista scenico: lo stesso Joseph, che la ritiene una delle sue scene preferite, ha detto che per girarla hanno impiegato un giorno e mezzo. (Tenendo conto che la scena finale del confronto tra fratelli è una delle scene preferite di Charles Michael Davis, sono ben tre le scene di questo episodio ad essere state nominate tra le preferite da parte di attori e creatori della serie).
A livello più ampio, la disfatta dell'esercito di Marcel non ha conseguenze solo a livello psicologico, ma soprattutto a livello di trama della stagione. Quando la serie è cominciata sembrava che la stagione dovesse ruotare tutta intorno, oltre che alla gravidanza di Hayley, attorno ai mistero di Davina e alla conquista del trono da parte di Klaus su Marcel. Dopo 5 episodi uno degli obiettivi era già stato raggiunto, dopo 8 anche il secondo traguardo è conquistato. Insomma alla fine la serie si muove molto più velocemente di quanto non voglia farci credere: a livello dei singoli episodi ci distraggono con balli eleganti, con serenate in chiesa e con sedute di psicoterapia, ci stordiscono con momenti di esagerata raffinatezza e di intensità psicologica per episodi di fatto piuttosto lenti, e poi ci svegliamo all'improvviso e scopriamo che in otto episodi è successo quel che pensavamo accedesse in almeno trenta. Una tecnica davvero eccezionale, perché riescono a far correre gli eventi ma soffermandosi su tutte quelle bellezze che solo la lentezza riesce ad offrire, davvero straordinari.
Ma oltre alla velocità degli eventi, ciò che colpisce è anche il fattore sorpresa: credevamo di avere un quadro piuttosto chiaro della stagione, e invece così siamo stati fregati, le premesse della serie sono state ribaltate e ora non è facile prevedere cosa succederà.
Tornando all'episodio, come ho detto l'abuso da parte di Klaus è uno dei temi principali, visto principalmente dalla prospettiva di Rebekah, ma anche Elijah e Camille non sono da meno.
Elijah ripensa alla donna che aveva amato e poi perso per colpa di Klaus, e proprio come Bekah che si va a confessare a Padre Kieran, così Elijah si sente in colpa per la morte di Celeste, perché anche se è morta per colpa di Klaus, in sostanza è morta per colpa sua perché non ha saputo tenere a bada il fratellino capriccioso. Alla fine la colpa è sempre la loro, Klaus è come uno specchio che riflette le sue cattive azioni sui suoi fratelli. Alla fine non è solo lui che non riesce a "redimersi", sono loro che non riescono a emanciparsi e a tagliare il cordone ombelicale che li lega al fratello.
E poi c'è Cami, che si dispera perché pensa che sta impazzendo, e nonostante il suo modo duro di affrontare Klaus (cosa che la rende molto ammirevole ai suoi occhi) ci mostra qui come mai prima tutta la sua fragilità. In quella scena al cimitero mi ha fatto una tenerezza infinita, e ha reso ancora più inquietante l'abuso che faceva Klaus del suo cervello.
La vera Cami, quella in possesso di tutte le sue facoltà mentali, resta però quella in presenza di Klaus, quella che scrive le sue memorie e lo assiste. Quella scena è stata infatti stupenda: prima di tutto bisogna notare l'atteggiamento di Klaus, paranoico e capriccioso che racconta delle malefatte dei suoi fratelli come farebbe uno scolaretto che va a piangere dalla maestra perché i compagni gli hanno rubato la merenda. È come se Klaus fosse a tal punto psicologicamente danneggiato da essere quasi regredito, come se la sua mente, nel tentativo di contrastare quei demoni che lo tormentano, fosse retrocessa all'infanzia portandolo ad atteggiamenti infantili e puerili, altra caratteristica assolutamente lodevole di questo personaggio.
La seconda cosa da notare riguarda invece Cami, che non riesce a stare in scena più di due minuti consecutivi senza sparare perle di saggezza sensazionali: Cami capisce che Klaus è eternamente intrappolato nei suoi schemi mentali (i suoi demoni), è paranoico e infatti non le permette di allontanarsi da lui con i suoi ricordi, ma al tempo stesso ha bisogno di qualcuno con cui sfogarsi, di cui fidarsi, qualcuno che lo comprenda e che lo faccia sentire bene. Insomma vuole una cosa e vuole anche il suo contrario. Sono schemi, circoli viziosi dai quali né lui né i suoi fratelli riescono ad uscire, nemmeno Elijah che vuole "aggiustare" il fratello ma che continua a sottostare alle sue regole, e meno ancora Rebekah, che si innamora sempre di uomini che abusano di lei, e il primo della lista è proprio Klaus, per il quale prova un amore morboso da cui non riesce a liberarsi pur volendolo.
Infine Cami spara la sua perla, la frase perfetta:
You are the architect of your own unhappiness
Mascella a terra

Esiste forse frase migliore per descrivere Klaus? Tanto per cominciare ho adorato l'espressione "architetto": Klaus la sua infelicità non l'ha semplicemente causata, lui l'ha costruita con cura, quasi fosse un'opera d'arte, e infatti lo è, da un punto di vista esterno la sua infelicità è proprio un capolavoro.
Seconda cosa, la frase serve per mettere a tacere chi si lamenta della mancanza di "nemici" all'altezza di Klaus in questa serie, perchè tutti troppo deboli per fronteggiare un essere onnipotente come lui. Il punto è che non sono gli altri i nemici, è lui il nemico, il più grande nemico di se stesso. La serie non parla di tizio contro caio, del protagonista contro l'antagonista, parla di Klaus contro se stesso, contro i suoi demoni che cercano ogni giorno di distruggerlo, e direi che questa scelta narrativa è mille volte più interessante.
Tra i vari temi affrontati nell'episodio, abbiamo anche altri due capisaldi di questa serie: lealtà e tradimento e ovviamente il potere.
Lealtà e tradimento vengono affrontati su molteplici piani: la lealtà forzata di Marcel verso Klaus, e e quella lealtà dei vampiri che Klaus non si può in alcun modo conquistare, ma che si deve guadagnare; il tragico tradimento di Rebekah, che la porta a sentirsi una bugiarda, traditrice e una che cospira contro il sangue del suo sangue; la lealtà di Elijah, che cerca di reprimere la sua attrazione per Hayley per rispetto verso il fratello (e per paura che un eventuale tradimento possa portare a tragiche conseguenze per lei); la lealtà di Tyler, una "supernatural loyalty" (asservimento) di cui si è liberato e che lo ha portato a tradimenti sempre più estremi verso il suo padrone, non senza drammatiche conseguenze; e infine il discorso di Klaus, infarcito di questo tema.
E poi c'è il potere. Se ne è parlato tantissimo nei primi sette episodi, si può dire che sia il tema che più ha innervato la serie fino a questo punto, e che raggiunge il suo apice ora, nel momento in cui il potere tanto agognato viene finalmente raggiunto. Ma non è una vittoria totale. La più bella lezione sul potere la dà Marcel: il potere non è fatto del terrore che incuti nei tuoi sudditi, ma nel rispetto e nell'amore che riesci a guadagnarti da loro. Goditi il tuo regno, gli dice infine con tono di spregio, come se la vittoria appena ottenuta fosse il più grande fardello che abbia mai dovuto sopportare. Anche nel sesto episodio si era parlato tanto del potere, lì attraverso toni più letterari, con Shakespeare e Tolkien, qui invece con un'accezione più psicologica...stavolta devo proprio fare i complimenti a Marcel.
Come storia di supporto (ma comunque strettamente intrecciata alla storyline principale) abbiamo poi Elijah ed Hayley, storia più leggera, con i tipici toni romantici di tutte le storie infermiera/paziente

Elijah con la febbre è ancora più sexy del solito, e anche se tutta questa parte a loro dedicata l'ho adorata, ammetto che avrebbero potuto fare di più, è sembrato che fosse tutto un po' sbrigativo. Bellissimi i flashback (poi Jomo vestito e pettinato da uomo dell'800 è ancora più da sbavo del solito

) e interessantissima la storia della famiglia di Hayley, che come in
Fruit of the poisoned tree riporta i toni fiabeschi al centro dell'attenzione ( e che mi fa pensare tantissimo anche a
Ladyhawke 
)
Il cliffhanger finale non è stato niente di eccezionale, sarà che di umane che scoprono di avere un vampiro per amico (anzi due) ne conosciamo già fin troppe. Questo comunque non intacca la quasi totale perfezione di questo episodio.
Voto:
10-