Puntata che mi ha lasciato dubbioso. Da una parte adotta l’avanzamento di rotta che io stesso avevo auspicato dopo la ottima 1x06, dall’altra lo fa in un modo che sembra quasi sfanculare tutto ciò che The Leftovers è stato per ora.
In questa puntata il tema del soprannaturale si è sentito molto di più. Ritroviamo il padre forse-pazzo di Kevin, abbiamo una sostanziale conferma sulla sua (ex?) relazione con la sindaca (ma non sarà stato un conflitto di interesse? Comunque molto “action” e trombante il nonno, va detto) e finalmente Nora e Kevin hanno potuto farsi la loro sana trombata nonostante i CS impiccioni.
Chiaramente finora ho volutamente banalizzato, andando più nel dettaglio credo che alcune delle impressioni sul mio primo lungo post su The Leftovers siano confermate. Andiamo con ordine.
1)
Si continua a tenere i piedi in due staffe. Visti tutti i pregressi e i “previusly”, è abbastanza ovvio che il padre forse-pazzo senta le voci degli scomparsi e che questi, per qualche motivo, vogliano coinvolgere anche Kevin Junior a suon di National Geographic. Il problema è che se della sparizione non ci importa, poi perché ritirarla così prepotentemente in gioco, a sole 3 puntate dalla fine, in una brusca impennata? Stesso dicasi per Wayne, di cui si danno sempre visioni volutamente contraddittorie per confondere lo spettatore e non far capire definitivamente se “ci è” o “ci fa”. È veramente qualcuno che ha “visto qualcosa” e segue un suo piano, oppure uno squallido sessuomane che ha irretito giovani condizionabili per avere il suo harem di troiette asiatiche e il potere su bimbiminchia postadolescenti? Ha veramente dei “poteri” oppure è solo un misto di psicologia, carisma personale e debolezza psicologica della persona “curata”? Questo effetto è creato volutamente e non è onesto, non a 3 puntate dalla fine. Questo dico-non-dico, questo “il mistero iniziale non ha nessuna importanza” e improvvisamente ha molta importanza.
2)
Si continuano a disseminare briciole di pane. Tutta la sequenza onirica della notte immemore di Kevin ha lo scopo di farci interrogare sui suoi profondi significati metaforici e antropologici, ma il tutto (ad ora) sembra un facile espediente narrativo per continuare ad aumentare la tensione dello spettatore, al pari di Dean Flagello dei Canidi (e infatti, anche stavolta un cane salta fuori, dalla cassetta delle lettere o dal giardino). Il tutto è ben fatto e confezionato, ma l’assenza di finalismo di nota eccome. Scorsesiano ha brillantemente riassunto l’incoerenza di questa tecnica di espedienti, dicendo:
esempio utile: voi siete Kevin Garvey Jr. e vostro padre è appena scappato dal manicomio, lo stesso padre che ha già sfasciato una libreria, spaccato teste di poliziotti a destra e manca, ma che ha fatto tutto questo solo perché potesse trovare 200 dollari con cui comprare un vecchio numero del National Geographic che è di vitale importanza che voi leggiate. Domandina: gli concedereste almeno il benificio del dubbio, perdereste 5 secondi della vostra vita per controllare, aprireste quella rivista, anche solo per curiosità, oppure "no, ma tanto è pazzo". Ma cazzo, aprila!
Inoltre si continuano a disseminare elementi che richiederebbero molto più approfondimento ma che ho il “sospetto” che saranno lasciati là, tanto per fare qualche esempio:
- Com’è che i CS, che (per quel che si sa) sono dei reclusi intenzionati a “lasciarsi andare” in tutto e per tutto, hanno numerosi fascicoli in stile “pedinamento” su varie persone (ne vediamo uno su Nora)? A cosa puntano? Come può questa pratica intersecarsi col loro credo?
- Che legame c’è fra Kevin Senior e Matt Il Prete Roulette? Perché quest’ultimo aiuta il “pazzo”? Perché il “pazzo” gli aveva lasciato dei soldi avvoltolati in un volantino che dimostrava che non tutti gli scomparsi erano degli stinchi di santo?
3)
In generale si continua a tirare il sasso e a nascondere la mano. Il senso di questa affermazione è che vengono disseminati vari elementi che sembrano puntare decisamente in una direzione, salvo poi fare vistose marce indietro, di solito entro la fine dell’episodio. Ad esempio, ora Kevin è pazzo (le brioches che scompaiono), e in fine episodio non è più pazzo. Ora Dean Flagello Dei Canidi lo vede solo lui, ora è una persona “normale” che tutti possono vedere, e così via.
All’inizio del post ho usato l’affermazione
sfanculare tutto ciò che The Leftovers è stato per ora perché,
se verrà mantenuta la linea impostata da quest’ultimo episodio, allora il mistero iniziale della sparizione acquisirà molta più importanza e quindi tutta la varia introspezione e presentazione del personaggi (che ha preso ben 6 episodi su 10) passerà come minimo in secondo piano. In caso contrario sarà un altro episodio in cui questa serie lancia il sasso e nasconde la mano.
Per chi si arrovella sui misteri disseminati dall’episodio, credo che tutto sommato vi stiate spremendo le meningi per poca cosa, dato che alla fine, come ci insegna Guglielmo di Ockham, la spiegazione più semplice tende ad essere quella giusta. Metto la mia spiegazione sotto spoiler, nel caso si preferisca non sapere.
La notte immemore di Kevin è banalmente causata dal cocktail di pillole che prendeva (e che infatti dopo butta via).
Durante il sogno, la sua radio dice “Cairo”, che è il titolo del prossimo episodio (1x08).
Nel numero di Maggio del 1972 del National Geographic ci sono 2 articoli che combaciano con elementi visti in The Leftovers: Cairo, Troubled Capital Of The Arab World (che si ricollega al titolo della futura puntata e al concetto di “trouble”) e The Spider That Lives Underwater (un palese riferimento a una frase detta da Christine sul suo sogno di un ragno che vive sott’acqua).
La fugace apparizione del figlioccio idiota di Kevin nel sogno per ora fa il paio con quella di Matt Il Prete Roulette su se stesso che tromba Laurie e poi prende fuoco: Non ha senso né contesto così com’è messa. Forse un vago rimando al titolo del season finale The Prodigal Son Returns
Comunque, vogliamo scommettere che, a prescindere dal “come”, The Leftovers chiuderà la sua prima stagione con un grosso cliffangherone?