La serie mi ha fatto un effetto strano e non per i temi che tratta, ma per il modo in cui li tratta. Diciamo che è una di quelle poche serie che non riesco a dire se mi è piaciuta o no. Oggettivamente parlando non è male anzi, ma seppur si lascia guardare con un certo interesse non è mai praticamente decollata per poi buttare tutto in un finale che seppur stilisticamente bello e affascinante mi ha lasciato a dir poco perplessa e che sotto un punto di vista meramente di scrittura non riesco a non definire raffazzonato.
Chi mi conosce sa che la prima cosa che noto normalmente è proprio la scrittura sia a livello di trama, che di personaggi. Non sono nemmeno così rigida dal guardare solo quello, però se dicessi che non è la prima cosa su cui vanno a posarsi i miei pensieri, c'avrei un naso che farebbe invidia a pinocchio

Volendo cercare di dare una forma e tradurre in un giudizio sommario i vari comparti della serie direi che l'unica veramente eccelsa, l'unica che veramente spicca su tutti gli altri, anche in paragone ad altre serie, cercando di pensare a cosa può rimanermi in futuro, è proprio la colonna sonora. La fotografia anche è ottima, ma, sempre imho non a livello della musica.
Il cast ha un giudizio misto per quel che mi riguarda perché ho avuto sia grosse sorprese (nel bene e nel male) che conferme:
Anche qui, secondo me l'unico a spiccare è proprio l'antagonista, un Alexander Skarsgard che mai avrei immaginato tale, pecca magari il mio averlo visto recitare solo in pochi episodi di True Blood che ho abbandonato molto presto in quanto fu per me molto deludente, tanto da reputarla ancora oggi la peggior serie di HBO.
Laura Dern mi è invece piaciuta il giusto più o meno come mi aspettavo, nonostante il ruolo difficile anche a livello di immedisimazione.
Adam Scott idem a parte la difficoltà del ruolo.
Zoe Kravitz non mi ha fatto né caldo né freddo.
Kathryn Newton sorpresa già solo perché non sapevo non ci fosse e perché mi è rimasta nel cuore da quando interpretava Joanie Clark in H&CF (figlia stronza/dolce come poche a seconda dei casi ruolo simile a quello di Abigail in questa serie).
Passando invece alla tre protagoniste qui ho avuto la mia seconda sorpresa Shailene Woodley a cui dopo aver visto la trilogia dei divergent non avrei dato un centesimo ed è invece Jane si è rivelata la migliore, complice la scrittura del suo personaggio che ho trovato molto interessante.
Reese Witherspoon non mi è mai piaciuta dai tempi di Cruel Intensions e forse in parte il motivo per cui il personaggio non funziona per me è proprio lei. Da dire che sopporto proprio male il falso moralismo, ben visibile in Madeleine.
Il fatto ad esempio che lei stesse entrando in crisi
esistenziale un anno dopo per il tradimento ad Ed e non si sia fatta un minimo di scrupolo a rovinare la festa di compleanno di una povera bambina di 6 anni, peraltro che stava passando un periodo traumatico, solo per vendicarsi della madre (e vi prego non ditemi che era per Jane che poteva aiutarla in altro modo come le aveva detto pure lei) mi fa solo venir da ridere. Che di mamme così ne esistono lo so, ne ho prova vivente e non c'è bisogno di scomodare la ricchezza californiana. Mi ricordo ancora i discorsi della mia maestra delle elementari (e aggiungo una signora maestra a differenza di quelle di Monterey! Che anche lì: le scuole non erano le migliori? Meno male!) riguardo gli inviti dei compleanni e le bacchettate alle mamme. Purtroppo però Reese mi è sembrata finta anche nel tentare di interpretare questo

Nicole Kidman. Ecco qui per me arriva la parte più complessa da descrivere. Io adoro la Kidman. Ne è una riprova che storco sempre il naso quando ci sono grandi attori hollywoodiani protagonisti in una serie, invece in questo caso per me oltre la produzione in casa HBO, lei ha rappresentato lo stimolo decisivo per iniziarla.
Dal personaggio di Celeste mi aspettavo di più e mi sento affatto delusa. Non saprei dire quanto è dovuto alla Kidman e quanto alla scrittura.
Ho letto alcuni commenti e ho visto che qualcuno ha scritto che è rimasto sorpreso dal fatto che Celeste non è la classica vittima in quanto lei reagiva alle percosse del marito.
Ecco secondo me dipende tutto dalla chiave di lettura che si usa quando si cerca di interpretare fenomeni complessi come quello della violenza domestica: se ci si aspetta una relazione aspettandosi che un membro della coppia, non necessariamente la donna, abbia la sindrome della crocerossina in un caso come quello di Celeste e Perry si rimane colpiti e si fa fatica ad inquadrarlo; se si usa invece una chiave di lettura più ampia come quella della dipendenza, il quadro risulta più chiaro, nonché le parole della consulente:
"tuo marito è malato, ma lo sei anche tu". Sotto questa luce anche la sessualità perversa del loro rapporto trova una spiegazione: nel loro caso non è perversa perché è violenta, non è perversa perché non è consensuale, ma è perversa perché data una dipendenza sia alimentata da entrambi che tossica per entrambi.
Quando si è dipendenti da qualcosa, sia che sia una sostanza o una persona o ancor più precisamente di ciò che dell'altro risuona nel dipendente, non basta la reazione (scusate il gioco di parole) a far dire basta. Se fosse così non esisterebbero gli AA e tutti i vari gruppi di auto mutuo aiuto.
Per uscire da una dipendenza ci deve essere quell'evento sia che sia emotivo, fisico o situazionale che dir si voglia, che provochi il non voler più vivere così. E per essere tale, deve essere una scelta da rinnovare ogni giorno, perché dipendenti si rimane e il pericolo di ricaderci purtroppo anche. Per raggiungere un insight tale per cui un dipendente si liberi da quei comportamenti reiterati per anni e anni, tanto da diventare abitudinari o quasi, bisogna toccare il fondo.
Io in lei non ho visto né il fondo né quell'insight: Celeste non crolla mai del tutto.
Celeste non crolla quando il marito minaccia di ucciderla, non crolla quando va dalla consulente l'ultima volta (non a caso si "salutano" con un
"sto bene, sto bene"), non raggiunge il fondo nemmeno quando il marito la strangola (ricordo scena antecedente all'ultimo incontro con la professionista che le ricorda che una serata di gala vale più della sua vita).
Ma soprattutto: da quanto va avanti così? Perché decide ora di chiedere aiuto? All'inizio ho anche pensato che la storia di Amabella l'avesse colpita e che pensasse che uno dei gemelli fosse colpevole ma la reazione alla rivelazione di Jane riguardo suo figlio era realmente stupita, come se non il pensiero non l'avesse neanche sfiorata prima di quel momento.
L'unico riferimento del loro matrimonio che potrebbe essere significativo è che Celeste ha subito 4 aborti prima di rimanere incinta dei gemelli. E qui mi è sorta un'altra domanda: ha abortito "naturalmente" o per via della violenza del marito? Perché ricordiamocelo mentre lei era incinta (o poco prima) Perry ha violentato Jane. Quindi sicuramente ha almeno subito 6 anni di abusi.
Se così fosse (le percosse durante la gravidanza) le dinamiche trasposte negli episodi ne uscirebbero in qualche modo indebolite.
Se invece così non fosse, (cosa anche più probabile visto che Perry è andato a cercarsi un'altra vittima per sfogarsi), saranno stati quei 9 mesi senza violenza che hanno convinto Celeste che il marito poteva cambiare? E allora quand'è che si è convinta che il marito non poteva cambiare?
Passiamo dai primi episodi dove solo prendere appuntamento con la consulente diviene un mezzo per questo cambiamento, all'ultimo episodio dove Celeste in macchina gli dice esplicitamente che non è possibile, che non ci crede.
Riassumendo non c'è una singola scena, nemmeno di lei protetta dalla solitudine e occhi o tocchi indiscreti (inclusi quelli della consulente -
"non mi piace essere toccata" - le disse), dove ci sia il crollo, il crollo totale di un'illusione che teneva in piedi da almeno 6 anni.
Per non parlare poi del fatto che un uomo violento che al minimo programma non accettato/deviato della moglie la picchia, appena scopre che lei non solo vuole lasciarlo, ma ha già organizzato tutto per portarsi i figli dietro... Cosa fa? La accompagna ad un gala con tutti i presenti che li conoscono

Non andandomi a soffermare su tutte le cagate tipo le convocazioni alla stazione di polizia (che a questo punto sarebbe bastato avere un giornalista a fare l'interrogatorio sarebbe stato più credibile), le incongruenze, i depistaggi (stile sguardi di Ed alla figlia maggiore) volontariamente inseriti per instillare dubbio, l'impressione che ho avuto è che di una serie (non so se all'epoca veniva categorizzata come miniserie) non ce ne fosse bisogno. Allungare così tanto il brodo ed inserire sottotrame inutili (tipo il tradimento di Madeleine), per poi non soffermarsi su aspetti fondamentali come il percorso di Celeste, insight e origini (seppur accennate), comprese, tanto valeva che avessero fatto un film con un contenuto più condensato, più ricco e che forse avrebbe alleggerito la mancanza di quei dettagli fondamentali.
Proprio all'interno di quest'ottica tutta la tecnica del "totomorto, totoassassino" che dovrebbe tenerti incollato allo schermo per me non ha funzionato: non ho guardato la serie cercando il colpevole, il morto (pur avendo fatto le mie supposizioni), ma piuttosto cercando di capire i personaggi i loro intrecci e cosa avessero da raccontare.
Altro aspetto che mi fa inquadrare BLL più come un lungo film/saga che come una serie è che dall'inizio alla fine tutti i personaggi rimangono uguali a se stessi. Probabilmente un'evoluzione (avanti o indietro che sia) ci sarà dopo la morte di Perry, ma è un aspetto che perlomeno nella prima stagione non è contemplato.
Questo mi ha profondamente dispiaciuta in quanto è ciò che mi ha sempre fatto preferire una serie ad un film/saga.
Forse un aspetto che una seconda stagione potrebbe "raddrizzare".
Detto questo tutto sommato è un prodotto che rivedrei ancora per la sua particolarità nonché per i suoi punti di forza, alcuni dei quali ho già accennato io, altri voi, nonché per il messaggio finale di sorellanza che in qualche modo riesce ad addolcire questa dolorosa tragedia: un compito assai arduo, ma pienamente riuscito. Il solo poter guardare le ultime scene di queste 5 donne in riva al mare è stato gratificante.
Mi rendo conto che ho scritto un papiro, mi sento di concludere ringraziando anche solo per la pazienza di chi è arrivato fin qui
