1992-1993-1994
Ho concluso oggi la visione di 1994, completando così la trilogia. Giudizio a caldo: nel complesso è stata una serie carina, che mi ha saputo intrattenere piacevolmente per tutta la sua durata. Certo, non esente da difetti, anche clamorosi, ma il voto conclusivo è ampiamente sopra la sufficienza per me. Qualche considerazione sparsa partendo dalle cose che ho apprezzato di più:
- Colonna sonora da urlo, con alcune perle meravigliose quasi sempre collocate felicemente nella storia. Vado a memoria sugli artisti che ho apprezzato di più: CSI, Marlene Kuntz, Afghan Whigs, Blur, REM, Mark Lanegan, Portishead, Depeche Mode e altro ben di dio sfornato negli anni '90. Di gran lunga l'aspetto più rilevante dell'intera serie.
- Alcuni personaggi fittizi sono stati resi in modo interessante, Notte e Bosco su tutti, molto ben interpretati da Accorsi e Caprino; non male anche personaggi secondari come Pellegrini (che spasso l'episodio tragicomico con la sua voce narrante, per me il più riuscito del pacchetto)
- Buone anche le versioni di Di Pietro, Berlusconi, Maroni, D'Alema e Bossi (hanno preso il fratello gemello, era uguale!), secondo me credibili e non macchiettistiche. Il Berlusconi di Pierobon mi è piaciuto più di quello di Servillo (attore che adoro).
- Alcune scene molto ben scritte e recitate (in "1992" il discorso sulla repubblica delle banane e la bellissima citazione da "Petrolio", ma anche nelle altre due non mancano dei bei momenti).
Passando alle dolenti note:
- Nell'arco delle tre stagioni non si è mai rinunciato al colpo di scena assurdo e pacchiano, con situazioni tagliate con l'accetta (qui è toccato alla delirante puntata 7, in 1993 al finale dai millemila tradimenti e all'infelicissimo colpo di pistola da parte dell'infelicissimo personaggio di Arianna)
- Buchi di sceneggiatura qua e là, un esempio per tutti: si apre la sottotrama del disegno di legge bipartisan proposto dalle parlamentari e tutto viene lasciato lì senza più essere nemmeno accennato nelle puntate successive, portando con sé il racconto dell'avventura della Castello in Parlamento, che avrebbe potuto dare nuova linfa a un personaggio che alla fine non ha mai una reale evoluzione.
- Ultimo episodio del tutto trascurabile, del quale non si sentiva il minimo bisogno.
- Recitazione "discutibile" da parte di qualche interprete, su tutti Laura Chiatti e la ormai leggendaria Tea Falco.
Nel complesso diciamo che è andata benino, anche se rimane un po' di amaro in bocca perché l'idea di partenza (di Stefano Accorsi, ricordiamo!) era veramente valida e si sarebbe potuto fare qualcosa di più.