Un grazie intanto a Tondelaya che non mi ha fatto scrivere per prima, e mi ha fatto superare l'impasse in cui mi trovavo in quanto "ultima arrivata che non sa come si fa"!

Devo ammettere di essere stata contenta che il libro scelto sia stato quello votato da me, ma ero anche un po' preoccupata perché l'avevo scelto un po' per "sfida" non essendo un'amante del genere.
La scrittura della Ginzburg è incredibile, soffice e calda ma vivida e schietta allo stesso tempo, il libro è stato assolutamente una piacevole lettura. Ho apprezzato molto la prima parte dove ci trasporta da racconto a racconto in un luogo e in tempo diverso della sua vita, che descrive anche attraverso l'ambientazione stessa; per questa stessa ragione ho storto un po' la bocca quando, dopo ever visto Londra in
Elogio e compianto dell'Inghilterra, mi sono ritrovata di nuovo nella stessa città nei racconti successivi.
Lui e io per certi versi mi ha toccata più di tutti, credo che la frase "Io non ho saputo farmi una cultura di nulla, nemmeno delle cose che ho più amato nella mia vita[..]" rimarrà nei miei pensieri per un bel po' di tempo.
Mi dispiace un sacco ma ho trovato
Il mio mestiere il più "ostico", non per lo stile di scrittura, come sempre piacevole e accalorato, ma forse per un misto tra la tematica e la lunghezza, è sicuramente uno dei racconti più lunghi e il tema non è di quelli più nelle mie corde. Fatto sta che mi sono dovuta interrompere più volte e non l'ho potuto leggere tutto d'un fiato.

In conclusione, apprezzo particolarmente la Ginzburg quando si racconta, quando parla di se stessa lo fa in modo così genuino e trasparente che non può lasciarti indifferente.