Ha una grandissima capacità di creare micromondi ed ecosistemi inquinati e corrotti dal male (per certi versi è molto simile a David Lynch), riesce a generare un'inquietudine crescente che raggiunge picchi così densi dove può essere tagliata con il coltello. Alcune scene, tipo l'incontro di Ben con la mummia sul lago gelato sono da manuale, pregne di un terrore strisciante allo stesso tempo magnetico che ti impedisce di smettere di leggere e ti porta a volerne ancora e ancora. Di altro genere, ma sempre di grande fattura le scene delle tubature che vomitano sangue oppure le fotografie che si animano (le prime volte). Ma il culmine, il punto più alto la storia lo raggiunge nella narrazione del terrore senza nome, ovunque ma da nessuna parte. Di chiara matrice lovecraftiana, King imbastisce un horror denso, nebbioso, inquietante, che ti tiene incollato alle pagine, te le fa divorare, la tensione è pari solo alla voglia di saperne di più, o meglio di averne di più. In questo ha fatto un lavoro magistrale, come magistrale è stata la costruzione del personaggio di Pennywise (il migliore che abbia mai creato) anche se prima della fine lo violenta, rendendolo ridicolo, insulso, e questo non glielo perdonerò mai.
Comunque, nonostante ciò è il protagonista assoluto di questa storia, anche perché gli altri non spiccano particolarmente, dimenticabili, non lasciano nulla, passano ed è come se non ci fossero mai stati.
Però con il procedere delle pagine la storia perde nervo, la tensione scema, la magia si dissolve ed arrivi alla fine con le ultime pagine che pesano tonnellate, il peso è eguagliato spesso e volentieri dalla noia, le pagine scorrono lente, prolisse ma vuote. Nelle ultime pagine King parla tanto, ma non dice nulla.
La magia si comincia a dissolvere man mano che IT viene inquadrato, glie viene data una forma ed una dimensione, diviene a portata di sconfitta, sconfitta troppo facile, che ti fa esclamare: tutto qua?! Ma come cazzo! Ma che cazzata!
Ad un certo punto King insiste ancora su traiettorie lovecraftiane, anzi possiamo dire che si rifà potentemente a Lovecraft senza censura, senza remora, senza nasconderlo (un omaggio). Cerca di riproporci nelle sue pagine l'orrore immenso, quello impossibile da descrivere e da contemplare, perché troppo grande per la mente umana, troppo oltre, oltre le stelle, oltre l'universo e le dimensioni. Ci fa volare a velocità pazzesca tra galassie ed universi, in pagine che sono simili (per non dire identiche) a quelle de The Dream-Quest of Unknown Kadath, che tra le altre cose ci porta al cospetto del dio idiota Azathoth. E funzionano pure, stilisticamente hanno un fascino immenso. Ci portano nel cuore della natura immensa di IT, così immensa e grande che impossibile pensarne la fine, però proprio nel mezzo di questo viaggio King tirà il freno a mano e ci fa precipitare. Precipita la storia, precipitano i personaggi, precipita tutto quanto e da oltre stelle finisce tutto a terra, oltre la terra, nella merda.
IT viene violentata, un personaggio immenso ridotto al nulla. La storia che fino a quel punto – e nonostante tutto – era di fattura pregiatissima, vira nella caciare e nelle cazzate. Si passa da Lovecraft al trash. Lo Shelob gigante è semplicemente inguardabile, impensabile, inleggibile, inscrivibile. Ancora più ridicola è la morte alla quale va incontro il ragno (per non parlare della covata, trovata assurda e senso logica apparente. Viene da pensare che serve soltanto per fare qualcosa a Ben durante la "battaglia"

finale). Da li muore IT e con lui muore tutto il libro, le pagine restanti sono solo melma.
Altra nota dolente, ma molto dolente, sono i personaggi positivi. Come ho detto sono poca cosa e tranquillamente scambiabili e dimenticabili. Ma ancor di più è odiosa la riverenza nei confronti del colgione balbuziente. Quello che tutto può, tutto sa e tutto vede. Forse in lui King ha creato il suo alter ego, ma 'sti cazzoni assoluti io non li tollero, non li sopporto. Mi fanno venire il vomito. Gli altri sono un'appendice, un accesorio del grande cazzone Bill, vivono e agiscono in sua funzione. Si, rimango convinta che King abbia scritto Bill come suo alter ego e si sia lasciato prendere la mano finendo per creare un Gary Stu insulso e che vorresti prendere a pugni in faccia, o meglio ancora avrei avuto un orgasmo se IT lo avesse mangiato insieme a tutti gli altri, ma fecendoli soffire ben bene prima.
Ma nonostante questo rimane un grandissimo libro che ha fatto epoca e ha consegnato al mondo uno dei personaggi più iconici della letteratura moderna. Anche solo per l'immensa bellezza di IT (almeno fino ai capitoli finale), per aver riproposto in maniera magistrale in alcuni momenti lo stile lovecraftiano e non per ultimo per ambientazioni ed atmosfere posso dire che è tra i miei libri preferiti di King.
Dovessi dargli un voto gli darei un 8 -