Premetto che ieri ho visto per la seconda volta il film, proprio per capirne meglio l'originalità ed i punti di debolezza (che rimangono numerosi) e che sono stati qui abbondantemente analizzati.
A mio parere l'originalità dettata dallo stile di Johnson prevale. Più che un'opera Disney Star Wars 8 è un film per bambini, dove divertimento, fantasia, ingenuità e coraggio si fondono, ricordiamolo.
Ecco una breve recensione del film, molto personale:
Non c'è cinema senza equilibrio. Non c'è recitazione, carrellata, montaggio, script o dialogo che siano credibili sullo schermo senza l'equilibrio.
E a pensarci bene la vita si sviluppa grazie all'equilibrio...la forza dirompente di una cascata e la tranquillità di uno stagno, la violenza della pioggia e la carezza del vento.
In "Star Wars The Last Jedi" il regista americano Rian Johnson dà una lezione di armonia stilistica, di equilibrio tra le parti.
Nella messa in scena sfiora a tratti il demenziale, l'ironico e il grottesco (il generale Hux-Fax è una macchietta stile Mel Brooks), ma infine rimane tragico, cupo, finanche elegiaco. E lo fa con un ritmo insieme sagace e schizofrenico, che uccide e supera il passato.
Siamo lontani anni luce dai "graffiti" di Lucas e per fortuna anche dal manierismo seriale di J.J.Abrams.
"Dimentica il passato...uccidilo se necessario" urla nella sua mente Kylo Ren (Adam Driver) e nient'altro che questo fa Johnson con Star Wars.
Lo fa con coraggio, citando ad esempio "L' Impero Colpisce Ancora" per poi rovesciarlo in un istante di surreale stasi narrativa.
Uccide i mentori, i padri, gli insegnanti, i maestri, poiché essi semplicemente non servono più.
E uccide la noia in due ore e 32 minuti di pellicola ricca, a tratti eccessiva (non mancano scene piuttosto improbabili) ma profondamente educativa e fantasiosa, pensata per bambini e adatta agli occhi giusti dei bambini.
Non basta essere paladini del bene, non serve essere Jedi, se non scateniamo dentro e fuori di noi una pura rabbia distruttiva, cosi come non serve essere malvagi Sith, se non sappiamo calmarci e, a modo nostro, decidere di amare.
Calma e rabbia devono confondersi e completarsi dentro di noi...perché esista un equibrio.
Durante il film ci abbandoniamo e ci "espandiamo" come Rey per percepire che la Forza non è da una parte o dall'altra, ma nutre ed alimenta il nostro lato chiaro cosi come quello oscuro.
Dunque, su consiglio del vecchio Yoda, al rogo inutili libri non letti, luoghi sacri e precetti...largo ad un nuovo, rischioso modo di percepire il mondo.
Un nuovo modo di vivere (ed insegnare) che comporta l'insuccesso, ed anzi sul fallimento si fonda esso stesso.
Cosí Johnson può dilatare ed espandere l'universo di Star Wars, facendoci conoscere creature divertenti come i Porg, tuffandoci in un casinò iperstellare, esaltando un cinema multirazziale ed iper-razziale, sfiorando tematiche sociali più consone a un Battlestar Galactica (!), ma soprattutto cantando il sacrificio della Resistenza, fatta di piccoli eroi come Rose Tico (una splendida Kelly Marie Tran).
Il senso del film ce lo spiega proprio un'eroina come Rose, che davanti a Finn (John Boyega) confida: "E’ così che vinceremo: non distruggendo ciò che odiamo ma salvando ciò che amiamo".
Cosi i due "prescelti" Rey e Kylo si sentono irrimediabilmente connessi e cercano a vicenda di contaminarsi, di salvarsi.
In questa ricerca di equilibrio e contaminazione tra opposti si scava la vera "forza" di Star Wars Gli Utimi Jedi.
Ogni personaggio, come Rey, trova il suo ruolo in questa storia, grazie ad un percorso formativo cosi istintuale e sintetico da diventare fine introspezione psicologica.
Il resto è recitazione da actor's studio e poco più: bravissima la compianta Carrie Fisher, interprete misurata ma appassionata, finalmente convincente nella sua pulsante schizofrenia Adam Driver, ammaliante Benicio del Toro e infine solida ed eterea allo stesso tempo Laura Dern.
Un film da vedere, perdonando alcune imprecisioni ed ingenuità.
Ma anche ammirandone il coraggio infantile nella scena finale... e percependone, appieno, l'equilibrio.