In attesa degli ultimi speciali, colgo l’occasione per fare un mio sunto personale delle “cifre stilistiche“ di Chibnall che emergono dall’intera stagione Flux: lo prometto è l’ultima analisi semiseria.
Per i prossimi episodi, se li commenterò, saranno solo prese per il culo.
1. Una storia senza motore
Tutto quello che succede in questa serie non ha un vero motivo.
Il motore dell’azione non è un fatto naturale, inevitabile, cosmico (il flux è artificiale) ma nemmeno le motivazioni dei personaggi spingono avanti la storia: la gente fa cose a caso, a volte in modo contraddittorio, a volte letteralmente senza senso. Perfino i cartoni animati di Tom e Jerry avevano più coerenza: il gatto vuole prendere il topo e il topo non vuole farsi prendere.
Qui non si capisce perché la gente faccia quello che fa o perché alcune cose succedano. E non bastano nemmeno gli spiegoni che quasi mai spiegano quello che è importante. Gli esempi si sprecano ma credo che tutto il comparto “cattivi” rientri tranquillamente nella categoria, oppure gli stessi compagni, stabili ed occasionali.
2. Una storia senza un mondo
Tutte le ambientazioni (e ce ne sono un fottìo) sono puramente funzionali all’avanzamento delle vicende. Non c’è la minima cura nel cercare una coerenza tra quello che succede: i Lupari circondano la Terra, ma che vuol dire? Che hanno abbastanza astronavi da coprirla interamente? E il sole? Resta fuori? E nessuno sulla Terra se ne accorge? Oppure è una sfera di Dyson? E poi, alla fine dei giochi, tutto ritorna alla normalità, con la gente che torna al museo, dove due giorni prima c’era installata un’astronave Sontaran, come se nulla fosse successo. E roba del genere.
Nel momento in cui il tal luogo cessa di avere una qualche importanza nell’avanzamento della storia, chissene: e la cosa vale pure per l’universo intero, come abbiamo visto alla fine.
3. Personaggi senza spessore
Questa è forse una delle carenze più incredibili dell’intera saga: personaggi caratterizzati praticamente da 1-2 tratti salienti e basta. Non hanno una storia, non hanno le famose motivazioni di cui sopra, oppure queste stesse sono strettamente funzionali a quella determinata azione e poi spariscono, non hanno capacità o caratteristiche stabili, nemmeno caratteriali, e queste appaiono e scompaiono a seconda delle esigenze.
Anche qua gli esempi si sprecano: Diane, ad esempio, la guida del museo che capisce come uscire dal Passenger o come intrappolare il flux, Azure e Swarm che nei primi episodi sono onniscienti (conoscono vita morte e miracoli dei compagni) e poi manco si accorgono che il flux non c’è più, o Yaz, che dopo 30 episodi non sappiamo ancora di preciso cosa sappia o non sappia fare, e così via.
E da personaggi senza spessore, rapporti senza spessore: la “storia d’amore” tra Bel e Vindel ha scaldato il cuore di qualcuno? Della bimbetta rapita dagli angeli ce ne frega davvero qualcosa? Il capitano che fa saltare le navi Sontaran in Crimea ci fa davvero incavolare? Qualcuno ha davvero percepito il conflitto tra la Dottora e Yaz? E qualcuno ha capito perché alla fine Diane non abbia accettato l’appuntamento di Dan?
E’ tutto così.
4. I Magical devices
Dottor Who è una serie particolare perché anche le cose più strambe vengono accettate di buon grado dai fan: il Tardis, il cacciavite sonico, la carta psichica, è tutta roba che può starci solo qui.
Proprio perché sono gingilli estremi, dei “deus ex machina istituzionalizzati”, vanno usati con moderazione e magari preparati con cura: la macchina-paradosso generata dalla corruzione del Tardis è geniale, per me, ma RTD ci ha costruito sopra praticamente una stagione per rendercela accettabile.
Qui invece il tecnobabbling che giustifica scene senza senso è totale: tutta la roba che l’Ood dice alla Dottora sulla base della Divisione, lo stratagemma con cui Swarm e Azure vi arrivano, l’espediente del salto nel timestream, ma anche lo stesso flux, o il Passenger o lo sdoppiamento della Dottora: tutta roba viene presentata senza spiegazione, mischiando paroloni che danno un senso di inutile complicatezza.
E tutto senza alcun tipo di costruzione narrativa: sta roba c’è, c’è sempre stata, ma non l’abbiamo mai vista o usata perché sì. E la usiamo adesso e SOLO adesso, perché fra 5 minuti spunterà fuori un’altra cosa altrettanto inedita, che però, in verità, c’è sempre stata. Come la particella distruttiva dell’anno scorso.
Questi sono espedienti per mandare avanti le storie che, appunto, non hanno un vero motore e che necessitano di un “doping tecnologico” per poter proseguire. L’altro booster ovviamente è lo spiegone che serve a far capire perché le minchiate accadono a caso, con altro tecnobabbling, ma di questo credo che se sia parlato abbastanza
5. Le dimenticanze
Eh vabbè, questa è una diretta conseguenza di tutti i punti precedenti: se manca il motore della storia e tutto è funzionale ad un avanzamento dopato degli eventi tramite personaggi, situazioni, aggeggi, puramente funzionali al momento narrativo, è chiaro che una volta che queste “droghe” hanno sortito l’effetto, vengono abbandonate.
Cito nel mucchio: Swarm è catturato e Azure convertita in umana: perché? A quale scopo? I nostri compagni sono assaliti nel1904 da gente col tatuaggio del serpente: lo fanno vedere ben due volte. Che vuol dire? I due cattivi catturano gente con i Passenger oppure la disintegrano, oppure entrambe le cose: perché? La bimbetta del villaggio degli angeli incontra sé stessa da vecchia: è mai servita a qualcosa questa sottotrama? Il pianeta Time (che non è Atropos, giusto?) e le Moire, a che servivano? E il Tardis che perde olio, o addirittura la porta? Perché alla fine, col flux al massimo, funziona perfettamente? Nemmeno cito la Division perchè tutta la storia è un gruviera. E’ un po’ come la famosa malattia di Ryan (ve lo ricordate Ryan?) che oggi c’è e domani no.
In questo caso, la cosa raggiunge dimensioni ridicole visto che praticamente TUTTA la trama portante è una roba buttata lì, di cui ci si può dimenticare 5 secondi dopo averla vista.
6. Ma che razza di pubblico hai in mente, Chib?
L’ultimo punto, riassume tutti i precedenti e riguarda alcune precise scelte narrative che per me sottintendono un certo target di pubblico.
Mi spiego con un esempio: il lavoro di Vindel consiste nello scortare il Serpentone e garantire che gli incontri con i diplomatici vengano registrati. La cosa è detta ESPLICITAMENTE così non ce lo dimentichiamo. Passano 5 minuti è il Serpentone chiede ESPLICITAMENTE a Vindel di spegnere il registratore: ma davvero? Non avevamo capito che il Serpente era stronzo e pure malvagio? Davvero Chibnall ce l’ha dovuto spiegare? A me quella scena ha dato un fastidio che non vi dico.
Oppure il flux stesso: progettato per DISTRUGGERE L’UNIVERSO (occhio, non sterminare la vita ma distruggere TUTTO, come abbiamo visto all’inizio), viene fermato dalle navi Lupari che di quell’universo fanno parte, o viene inglobato nel Passenger che quindi è più potente del flux stesso. Ma davvero Chib pensa che io mi faccia bastare come spiegazione un “perché è così”?
L’altro esempio che è già stato citato da altri è quello dei cliffhanger.
Riepilogo i 5 che abbiamo visto.
Il primo episodio si chiude col flux che, dopo aver distrutto tutto, sta entrando nel Tardis, il secondo si apre con i nostri eroi in Crimea. Il secondo si chiude con Swarm che sta per uccidere Yaz, il terzo si apre con loro che saltano nel timestream; il terzo si chiude con l’angelo che prende i comandi, il quarto si apre con la Dottora che collega un tubo e lo espelle; il quarto si chiude con la Dottora angelizzata, il quinto si apre con la Dottora deangelizzata; il quinto si chiude con la Dottora che sta per essere uccisa da Swarm (dejavù?) e i nostri eroi assediati nei cunicoli dai Sontaran e l’ultimo si apre con la Dottora che tranquillamente svicola e i nostri che aprono la porta maledetta e neutralizzano SOLO i Sontaran.
No, dico, ma-davero-davero? OGNI VOLTA mi crei hype pazzesco e poi OGNI VOLTA me lo risolvi con la cazzatina? Ma che razza di idea hai del pubblico che ti segue, Chib? Davvero per scappare dal tocco mortale di esseri onnipotenti basta abbassare la testa? A me sta roba di essere trattato da scemo mi fa ingrifare.
Un po’ c’era cascato anche Moffat a “fine carriera” (e non sto pensando alle trollate) quando tirava fuori delle scuse tipo “il Dottore mente” e così metteva una pezza ai casini che lui stesso aveva creato. Però c’era sempre quel minimo di sfida intellettuale, che spingeva lo spettatore a farsi domande a trovare risposte (magari sbagliate): qua è proprio roba di uno stupido che più stupido non si può, che si prende così perché sì.
Vabbè, basta così, direi.