- You listen to me. I've been alive a bit longer than you, and dead a lot longer than that. I've seen things you couldn't imagine, and done things I prefer you didn't. I don't exactly have a reputation for being a thinker. I follow my blood, which doesn't exactly rush in the direction of my brain. So I make a lot of mistakes, a lot of wrong bloody calls. A hundred plus years... and there's only one thing I've ever been sure of: you. Hey, look at me. I'm not asking you for anything. When I say I love you, it's not because I want you or because I can't have you. It has nothing to do with me. I love what you are, what you do, how you try. I've seen your kindness and your strength. I've seen the best and the worst of you. And I understand with perfect clarity exactly what you are. You're a hell of a woman. You're the one, Buffy.
- I don't wanna be the one.
Avevo un ricordo peggiore di
Touched. Lo ricordavo principalmente per il discorso di Spike, che seppur bello e significativo devo ammettere che non è tra i miei preferiti, il resto l'avevo trovato un po' inferiore alle mie aspettative. Ora invece devo dire che l'ho rivalutato in positivo, forse proprio perché libera da quelle aspettative troppo alte.
Stilisticamente parlando, la scena iniziale è perfetta: il modo in cui si muove la telecamera, cercando di seguire chi in quel momento sta parlando, rende appieno lo stato confusionale in cui si trova Casa Summers, privata della propria leader. A Faith basta poco per capire che, effettivamente, col metodo democratico si rischia di tirarla troppo per le lunghe, per cui tempo un paio d'ore e si erge quale unica leader, seguendo il consiglio che Buffy le aveva dato nello scorso episodio.
Sull'allontanamento di Buffy sono ancora indecisa: ciò che Spike rimprovera alla gang non fa una piega. Eppure è vero che ultimamente la Cacciatrice aveva perso la lucidità necessaria, portando le Potenziali al macello senza essersi fermata a riflettere in modo appropriato. Insomma, non so proprio che pensare, mi astengo.

In questo episodio vediamo una Buffy col morale ancor più sottoterra della Bocca dell'Inferno, un umore talmente a pezzi che è riuscito nell'intento di trapassare lo schermo e contagiarmi.

L'arrivo di Spike, però, costituisce l'ultimo scalino nell'evoluzione caratteriale del vampiro. Con quel discorso, apparentemente smielato (troppo) e diabetico da dar fastidio (ma lo perdono solo perché mi cita
Blade Runner), si può dire concluso il percorso che ha portato Spike ad imparare ad amare. Perchè ora sì che posso dire che Spike sappia cos'è l'amore (fermo restando che non esiste un significato universale). L'anima restaurata ha sicuramente cambiato il mio giudizio sul personaggio, ma vederlo in quella stanza, abbracciare Buffy senza quel desiderio ossessivo di possessione cambia totalmente le carte in tavola.
When I say I love you, it's not because I want you or because I can't have you: questa frase è in netta contrapposizione con tutto ciò che è stata la sesta stagione, dove Spike -pur dicendo già allora di amare la Cacciatrice- ha dimostrato di volerla a qualunque costo, arrivando quasi a stuprarla per ottenerla. Il vampiro senz'anima era guidato dall'ossessione, dal desiderio di possessione... mentre il vampiro con l'anima è arrivato a comprendere il quadro generale nel profondo, staccandosi dal lato troppo concreto delle cose e addentrandosi in un lato più astratto.
Se penso alla prima apparizione di Spike nella serie, ai tempi della seconda stagione, quasi mi emoziono nel vedere il percorso che è stato fatto fin qui. Eppure, non possiamo dire che lo Spike di
School Hard è uno sconosciuto rispetto a quello di
Touched: aspetti come l'impulsività, l'attaccamento verso la pop-culture tipicamente umana e l'abitudine alla battuta ironica sono rimasti. In pratica l'evoluzione di Spike rappresenta al meglio il percorso di un tipico personaggio Whedoniano: pur evolvendosi, rimane se stesso.
A Casa Summers le cose si fanno interessanti, con le nuove scoperte sui Portatori. Molto bella la sequenza quiete-prima-della-tempesta in cui tutti si "consolano" (

), se non altro perché rivedere Xander e Anya assieme mi rende felice.

(anche se lui non lo perdonerà mai per ciò che le ha fatto

).
Anche l'apparizione del Sindaco Wilkins, seppur in versione Primo, è stata molto gradita, giusto per rinfrescarci un po' sul rapporto padre-figlia che lui e Faith avevano al tempo della terza stagione.
Il piano di Faith, anche se sembra sul punto di fallire con lo scoppio della bomba (maledetti titoli di coda!

), almeno riesce egregiamente nel suo scopo di intrattenere. Le scene in cui le Potenziali combattono al buio con i Portatori, con le torce come unica e flebile fonte di luce, si incastrano perfettamente con le scene in cui Buffy combatte Caleb. Una sequenza che vede due combattimenti ambientati in due luoghi diversi, ma che si conclude nello stesso (e al contempo diversissimo) modo: la scoperta di qualcosa.
Se Faith e le altre si trovano faccia a faccia col timer della bomba, Buffy risolve l'enigma letto da Spike ed Andrew nello scorso episodio (
"Non è per te. Solo lei può brandirla") trovando una Falce. Ora, vedendo il modo in cui è posizionata quella falce e considerando la scritta in latino dell'episodio precedente, alzi la mano chi non ha pensato a Re Artù ed alla spada nella roccia. La citazione è più che palese, la Falce sembra essere destinata solo alla persona degna, ovvero una Cacciatrice, così come Artù era l'unico a poter prendere la famosa spada. Tanto vale che Buffy chiami la falce Excalibur.

voto
9ps: dimenticavo una cosa fondamentalissima!
I don't wanna be the one è ciò che Buffy risponde dopo l'infinito discorso di Spike. Frase simbolica, che giunge proprio agli sgoccioli. Nonostante gli anni e nonostante le esperienze vissute, Buffy sente su di sè ancora il peso dell'essere l' UNICA prescelta... ancora una volta, forse a causa anche del suo pessimo umore, percepisce il suo ruolo come una condanna. E più di qualsiasi altra cosa vorrebbe essere una semplice ragazza normale.